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La Storia del nostro Gruppo

Per la precisione dobbiamo riferire di una citazione, senza altre conferme, trovata in una relazione del Commissariato di Brescia sull’Adunata del 22 giugno 1924 avvenuta in città in occasione della Commemorazione delle X giornate:

“[…] Magnifici e numerosi i reparti che affluirono in città dove sfilarono ordinati e composti tra le generali approvazioni di consenso per l’ordine esemplare.“

Tra i presenti si citano:

[…] i Reparti di Rivoltella e Pontevico fedeli ad ogni adunata, ad ogni manifestazione che sia di bene alla nostra opera.

Riportiamo questa notizia per completezza ma riteniamo che non abbia relazione con l’anniversario che festeggiamo (1) per diversi motivi:

La segnalazione, anche se di fonte attendibile, meriterebbe qualche riscontro o conferma. Rivoltella a quei tempi era un paese con un Comune ed una identità ben distinta da Desenzano.

La nascita del Riparto scout desenzanese nel 1945 non ha avuto alcuna relazione con l’evento citato.

1945: LE ORIGINI

I primi scout, alcuni di essi fotografati nella storica foto del 1945, oggi hanno i capelli bianchi già da diversi anni, ma sono tutti vivi (1).

1945 – Festa di Cristo RE: Franco Cappani, Ettore Brandi, Ettore Benedetti, Vando Albieri, Nando Rusconi e Dino Benedetti

Nonostante ciò non è semplice ricostruire la nascita dello scautismo a Desenzano con la precisione e la completezza che si vorrebbe, perchè dei primi anni nulla di scritto è stato conservato e la memoria dei protagonisti a volte è incerta. Con certezza possiamo dire che il Desenzano 1° nacque nel 1945 (2).

In quel momento non erano molti ad avere le idee chiare sul movimento scout. Infatti il regime fascista aveva visto nello scautismo il più temibile avversario dell’Opera Nazionale Balilla e, dopo averne sfacciatamente assunto gli aspetti più superficiali alterandone però lo spirito ed i fini che erano invece diametralmente opposti, attraverso successivi interventi il 9 gennaio 1927 ne aveva decretato la definitiva soppressione.

Come andarono le cose, poi, non lo staremo a spiegare qui. E venne il giorno in cui gli scouts, tornati nelle chiese, dopo la Messa, ripresero dall’altare fiamme e bandiere e ritornarono nelle loro sedi a bandiere spiegate. Infatti è proprio a partire dal 25 aprile che si registrano ufficiosamente le prime aperture e riorganizzazioni dei Riparti a Brescia (sei) e in Provincia (otto). Sono iniziative autonome , senza la legalità dei rapporti ufficiali, con i commissari regionali e centrali che ancora non si erano organizzati con piene funzioni.

UN PRETE INTRAPRENDENTE

Con grande emozione ed entusiasmo, un giovane curato della Parrocchia di Desenzano volle donare, ai giovani che affollavano quotidianamente l’Oratorio, il Grande Gioco dello scautismo che aveva tanto affascinato lui prima di entrare in Seminario.

Questo intraprendente sacerdote si chiamava don Ludovico Moriggi, era nato il 25 settembre 1914, ed era stato lupetto prima di entrare in seminario nel Riparto di Bovolone in provincia di Verona negli anni 1924, 1925 e 1926.

Il 25 aprile don Ludovico si trovava in carcere a Brescia, per dei contatti avuti con i partigiani, ed aveva un desiderio che per anni non aveva potuto realizzare; quindi, appena liberato chiamò a sè alcuni giovani, li entusiasmò dell’idea, li istruì sommariamente e con grande spirito d’avventura si buttarono insieme per iniziare questa lunga storia.

I ragazzi di allora, che frequentavano numerosi l’Oratorio di Desenzano, uscivano da un’esperienza molto dolorosa ed avevano ancora nelle orecchie il sibilo delle pallottole ed il fragore dei bombardamenti; il vestire un’uniforme affascinava in ogni caso i ragazzi soprattutto se non evocava brutte sensazioni; e gli interpellati accolsero bene l’idea.

Doro Baccolo fu scelto per fare il Capo Riparto ed Ettore Benedetti per fare il suo aiuto.

Nell’oratorio si trovò la prima sede; in pochi mesi si prepararono anche le uniformi adattando le camicie militari color kaki a camicie scout, le fiamme di colore azzurro con il giglio dell’ASCI ricamato in oro.

Mancavano ancora le aste cui appendere la fiamma e i guidoni delle squadriglie. Don Ludovico colse l’occasione per prendersi una bella rivincita: andò dall’ex capo dei Balilla di Desenzano e ottenne le loro ormai inutilizzate aste che divennero così i primi alpenstock del Desenzano 1°!

UNA TRADIZIONE DI FAMIGLIA

E’ inutile, quando il cromosoma modifica il tuo DNA puoi star certo che i tuoi discendenti non la scamperanno! Come quella volta che il bisnonno di Don Ludovico – nella seconda metà del ‘700 – venne “esiliato” a Cesena, al confine dello Stato Pontificio, per certe sue divergenze con l’amministrazione vaticana dalla quale dipendeva.

Il nipote, buon sangue non mente, fece di meglio: 4 mesi a Spalti San Marco (Brescia) per aver “osato” sfidare i repubblichini della Repubblica Sociale Italiana di Salò, che non potevano tollerare che un curato (sul lago di Garda, per di più) non fosse un vero fascista (allora che si vestiva di nero a fare?). Uscì dalle patrie (si fa per dire) galere il 25 aprile 1945.

IL FATIDICO GIORNO

In un bel pomeriggio di una domenica di fine ottobre, proprio nel cortile dell’oratorio, ora “Paolo VI”, l’intero gruppo dei primi esploratori di Desenzano fece insieme la solenne Promessa scout.

Mons. Licinio Ferro, parroco di Desenzano, partecipava alla cerimonia e benedisse la nuova fiamma del Riparto. A distanza di qualche mese si ufficializzò il Riparto prendendo contatti con il Commissariato ASCI di Brescia. Il Gruppo scout, allora, non era certo organizzato come lo conosciamo oggi: non esisteva una netta distinzione delle unità; vi erano i Riparti misti costituiti da esploratori, lupetti e seniores. Il vero lupettismo si affermò dopo la seconda guerra mondiale, ma in molti Gruppi (usiamo lo stesso questo termine per capirci meglio) che nascevano spontaneamente vi fu un adeguamento graduale.

Don Ludovico, affezionatissimo allo scautismo, “fanatico” come dice lui stesso, pensava che, una volta avviato il Riparto in modo giusto, dovessse poi camminare con le sue gambe; difatti racconta che non partecipò mai ad alcuna uscita nè campo dei suoi scout, rendendosi disponibile solo quando era richiesto il suo intervento come Assistente ecclesiastico.

1946 – In bici sulla diga del porto di Desenzano

L’indipendenza del Riparto scout gli permetteva di dedicare il suo tempo alle diverse attività che facevano capo all’oratorio: l’Azione cattolica, il Teatrino, senza contare l’impegnativa presenza fisica ed umana durante i giochi e i momenti di preghiera.

Il Commissariato dell’Asci di Brescia, nell’agosto del 1945, organizza il primo raduno provinciale in val Caregno, a Magno di Gardone V.T. Partecipa anche il Desenzano 1° (3). Il colonnello Robinson, comandante delle truppe alleate di Brescia e provincia, già scout canadese e padre di due lupetti, visita il campo ed elargisce appoggi morali e materiali.
Al Riparto di Desenzano vengono donate 5.000 lire da mons. Pizzocolo su delibera del card. Gasparri (quello dei Patti Lateranensi). Il Riparto è aperto da un anno e già avvengono i primi assestamenti: il primo Capo Riparto, Doro Baccolo, è sostituito da Angiolino Lazzari.

Il 4 e 5 maggio 1946 il Desenzano 1° partecipa al 1° S.Giorgio regionale del dopoguerra che si tiene ad Affori. Probabilmente è il primo ed ultimo cui partecipano insieme scout dell’ASCI e del GEI (Giovani Esploratori Italiani).

Nell’aprile del 1946 don Ludovico Moriggi, che senza dubbio dobbiamo considerare il fondatore del Gruppo scout Desenzano 1°, viene chiamato a svolgere il suo servizio sacerdotale in un’altra Parrocchia e nel Riparto viene temporaneamente sostituito da don Lino Zorzi. In settembre arriva don Riccardo Bortolotti. All’inizio della sua collaborazione trova la situazione un po’ precaria. Don Riccardo era figlio di montanari, appassionato della montagna, grande organizzatore e trascinatore, insieme al nuovo Capo Riparto Ennio Avigo risolleva le sorti del Desenzano 1° e contribuisce ad avviare un periodo di felice stabilità.

Ripetute sono le visite a Desenzano di , capo riconosciuto del “risorto” scautismo italiano; nella sua impeccabile uniforme, dietro gli occhiali cerchiati d’oro, ricordava ai ragazzi “Scout una volta, scout per sempre”.

INDELEBILI RICORDI

Indimenticabili i campi estivi (ma ce ne sono poi di “dimenticabili”?) che si tengono a Vigo di Fassa, al vicino Passo di Costalunga, a Campo Carlomagno, a Ponte di Legno; in queste occasioni organizza memorabili escursioni in alta montagna. Ci sono numerosi e coloriti episodi rimasti impressi per cinquant’anni, ormai, nella memoria dei partecipanti.
Avigo ricorda una gita a cima Dodici, nella quale, dopo diverse ore di cammino, giunti alla meta si accorsero che per un malinteso avevano dimenticato al campo il sacco con il pane e la marmellata; dovettero così tornare alle tende, verso sera, per mettere qualcosa sotto i denti!

1947: ACCADDE AL CAMPO ESTIVO DI PASSO DI COSTALUNGA (UN GRIDO NELLA NOTTE)

A quei tempi, si sa, la fame era una inseparabile compagna di tutti: non facevano eccezione gli scouts, nè la gente di montagna. Così la cambusa era la stanza del tesoro, e necessitava di attenta sorveglianza, soprattutto la notte.
“Cos’è questo rumore?” – dice uno scout di Verona all’altro che dormiva con lui nella tenda vicina alla “stanza del tesoro”. “Qualcuno è entrato in cambusa. Presto, diamogli il fatto suo”. Ettore B., dal vicino campo del Desenzano I° sente un grido nella notte. E’ forse l’urlo di vittoria del guerriero che ha sorpreso il suo nemico nei confini del suo campo? No. E’ l’incontro tra uno scout ancora addormentato ed un ORSO che era andato a vedere che cosa c’era dentro la tenda della cambusa.
A quei tempi, si sa, la fame era una inseparabile compagna di tutti.
Al lago di Carezza, vicino al passo di Costalunga, per alcuni giorni si potè vedere Winston Churchill, l’ex premier inglese, attorniato da numerose guardie, che dipingeva al cavalletto paesaggi montani.
Al campo di Costalunga, effettuato con altri Riparti tra i quali il Lonato 1° e altri di Verona, erano presenti circa duecento ragazzi; il cibo non era abbondante quanto la fame ed era necessario ingegnarsi per integrare le magre razioni ufficiali: don Riccardo non aveva perso l’occasione per procurare una scorta di dieci chili di patate; Avigo, con notevole spirito d’iniziativa, in un improvvisato mercatino si era accaparrato un sacco di fagioli secchi soffiandolo sotto il naso agli altri riparti.

1947: ACCADDE AL CAMPO ESTIVO DI PASSO DI COSTALUNGA

Il maestro Redivo – Commissario per la Zona di Verona – si chiedeva come facessero gli scouts del Desenzano I°, che campeggiavano vicino ai suoi ragazzi, ad essere sempre così felici e contenti. Alla fine, scoprendo che la ragione di tanta letizia era che il rancio era OTTIMO, anche se NON ABBONDANTE, pensò: “noi abbiamo una cambusa fornitissima (lo sanno anche gli orsi, n.d.a.), quindi, se mi faccio prestare il loro cuoco, allora trasformo il campo nella Valle dell’Eden”. Così chiese a don Riccardo se poteva concedergli di utilizzare Ennio A. la cui cucina già allora faceva meraviglie. Fu così che anche gli scouts di Verona mangiarono divinamente.
Tutti felici dunque? Veramente no, perchè i capi del Verona si accorsero che la cucina sopraffina di Ennio faceva assottigliare a vista d’occhio l’olio e le provviste della cambusa.
Interpellato, don Riccardo disse che, sì, Ennio cucinava senza lesinare sugli ingredienti, ed intanto guardava la cambusa del Desenzano I° un po’ più “piena” di ogni ben di Dio.
Le tende provenivano da residuati militari e si potevano ottenere anche barattandole con un po’ di caffè. Erano molto più pesanti di quelle di oggi! Alle uscite domenicali venivano caricate sul minuscolo carrettino del salumiere.

1947: ACCADDE AL CAMPO ESTIVO DI PASSO DI COSTALUNGA (IL VIAGGIO DI OMERO)

Stavolta ci siamo, disse raggiante don Riccardo ai suoi ragazzi, questo ermellino che abbiamo catturato ci farà ricchi (la ricchezza di allora era potersi pagare una guida alpina per un’escursione in Marmolada, n.d.a.).
Si offrì Omero D. di andare a Bolzano a vendere lo splendido esemplare; partì all’alba con la complicità dei “vecchi” del riparto del Desenzano I°, e con 500 lire in tasca per il viaggio. Mancò tutta la giornata, ed al suo ritorno tutti erano pronti a sentire storie meravigliose di astuti mercanti che a suon di monete d’oro si erano contesi l’ermellino. Ma Omero non aveva una faccia contenta: “era una vigliacca donnola!” – proruppe sconsolato. Si pagò giusto le spese del viaggio.
Va ricordato che dal 1947 il Desenzano 1° risulta aggregato al Commissariato provinciale di Verona.
Non abbiamo notizie sui motivi di questo cambiamento, ma è facile pensare che fu dovuto ai problemi sorti per il fatto che i confini delle province di Brescia e Verona non coincidono con i confini delle rispettive Diocesi. Infatti Desenzano, Lonato e i paesi della Valtenesi, pur essendo bresciani, appartengono alla Diocesi di Verona; ne deriva che i parroci, i sacerdoti e ovviamente gli Assistenti ecclesiastici dei Gruppi scout di queste parrocchie sono veronesi ed hanno sempre qualche difficoltà nel tenersi in contatto con i loro “colleghi” della provincia di Brescia. D’altra parte, con questa soluzione lo stesso problema si riversa sui capi che devono tenere i contatti con una città ben più lontana di Brescia. Questo “esperimento” durerà infatti per una decina d’anni.

UN CAPO RIPARTO DA PRIMATO

Nel 1949 il diciassettenne Giambattista Lazzari diventa Capo Riparto.
La sede si trova in fondo a via Mazzini, dove ora c’è la Libreria Podavini; è decorosa e frequentata. Con i genitori ci sono contatti regolari. Essi affidano allo scautismo mansioni integrative nell’educazione dei loro figli, ben sapendo che, come oggi d’altra parte, i ragazzi danno più ascolto al Capo Riparto che ai genitori.
Le attività sono settimanali, il Monte Corno è sempre il “campo di battaglia” per eccellenza. Spesso si fanno attività con altri gruppi scout vicini: Montichiari, Brescia 1°, il gruppo della Pace e, più spesso, col Lonato con i quali ci si trova sulle colline presso il “Fontanì del frer”; anche alcuni campi estivi vengono organizzati insieme dividendo lo stesso posto e incontrandosi per qualche attività in comune.

LUMACHE ALLA BRACE

1948 – Lupetti del Lonato 1°

Al diavolo le rivalità di campanile! Gli scouts di Lonato sono sempre stati bravi in cucina; come quella volta a S.Antonio di Mavignola (negli anni ’50) quando servirono ai loro fratelli di Desenzano una vera leccornia, che ancora oggi fa venire l’acquolina all’Ettore B.
Prendete tanta acqua, che venga giù dal cielo che di più non si può; avrete tante lumache che faranno capolino tra gli alpeggi della Val Rendena. Accendete un bel fuoco, da far impallidire Nerone e la sua Roma, buttate le lumache tra le braci et voilà il gioco è fatto: olio pepe e sale fanno il resto per un piatto di escargotes a la Borguignonne davvero ineguagliabile!
Jambo, come viene chiamato Giambattista Lazzari dagli amici, trova nello scautismo un ambiente particolarmente confacente al suo spirito. Personalità che gode di molta stima, crea un clima di forte partecipazione e impegno da parte di tutti, stimolando nuove imprese e nuovi sviluppi.
E’ il caso di ricordare che il numero dei censiti riportato nelle statistiche, soprattutto riferito ai primi dieci anni, è spesso inferiore alla reale consistenza dei partecipanti alle attività; un certo numero di scout infatti non si censiva (per motivi economici). Lazzari ricorda che per alcuni anni le sue squadriglie erano quattro o cinque, che equivale a dire circa trentacinque ragazzi.
Nel 1952 il Desenzano 1° organizza un incontro per scout cui partecipano una ventina di squadriglie delle province di Verona e di Brescia; molto curioso è che il campo, che dura un paio di giorni, viene installato in prossimità del lago alla Maratona, dove oggi si trova il parcheggio automobilistico.
Questo raduno scout viene chiamato “Jambo” in onore del Capo Riparto ed ha un buon successo, tant’è vero che l’anno successivo si organizza il “Jambo II”, onorato dalla partecipazione di Salvatore Salvatori, capo scout d’Italia, e nel 1955 il “Jambo III”. (nel 1954 non viene effettuato in quanto Lazzari presta il servizio militare)
A questi incontri di scouts la cittadinanza viene invitata a visitare il campo e vengono organizzati i turni di visita per i numerosi collegi e convitti di Desenzano.

CIGNI: VENTO IN POPPA!

Nel 1952 viene fondata la squadriglia Cigni che raccoglie gli esploratori “fuori età” per il Riparto, al quale sono comunque ancora aggregati. Infatti non esiste ancora una branca rover con un suo metodo ed una sua identità; si va via via delineando proprio in questi anni un roverismo che si ispira agli Scouts de France. Una prima forma di Clan rover si realizza in comune con il Lonato 1.

Per il momento, comunque, la squadriglia “seniores” Cigni è formata da Giorgio Sereni, ex caposquadriglia delle Volpi, Pio Bertaglia, ex caposquadriglia dei Lupi, Fernando Prevignano, Giuseppe Rossignoli, Fezzardi, Collini. La squadriglia dei seniores, costituita da ottimi elementi dal punto di vista dello spirito e anche del fisico, si autodefinisce “nautica”; progetta, e qualche volta realizza, costruzioni di kaiak, per traversate o discese sui fiumi. Un’impresa, che è proprio il caso di dire “andata in porto”, si è realizzata con un gommone acquistato con i sudati risparmi, per compiere una memorabile traversata sul lago.

Nel 1953 i Cigni partecipano al campo estivo del Riparto, realizzato a Colfosco di Badia, “dimostrando capacità e valore, sempre all’avanguardia nelle attività di campo, nelle costruzioni e nel contatto con la natura. E’ da ricordare, a questo proposito, il progetto e la realizzazione di una passerella di 20 metri che unisce l’accampamento del Verona X° con quello del Desenzano permettendo un migliore scambio di rapporti e d’amicizia”.

Proprio durante questo campo vengono ritrovate delle bombe di mortaio fatte prontamente brillare dagli artificeri.

La squadriglia Cigni opera per due o tre anni fino a quando il Capo Riparto lascia per il servizio militare, dopodichè, essendosi meglio precisato il metodo rover, perde la sua funzione originale e viene “riesumata” a molti anni di distanza per le attività dell’alta squadriglia del Riparto, cui partecipano i capi ed i vice (effettivi) delle varie squadriglie.

Durante la movimentata estate del 1953 abbiamo i primi incontri documentati con scout stranieri: tedeschi il primo gruppo che sosta per una notte e chiede di incontrare gli scout di Desenzano; francesi di Marsiglia una seconda volta.
Verso al fine dell’anno Lorenzo Manerba si avvia a costituire il primo Branco di lupetti del Desenzano 1°. E’ opportuno precisare che i lupetti si erano già visti nel Desenzano 1° ma, come abbiamo già ricordato precedentemente, erano aggregati al Riparto e non facevano attività particolari.

Nell’anno successivo, il 1954, ricordiamo un primo tentativo di costituire un gruppo dell’AGI (Associazione Guide Italiane). Lazzari, svolge delle indagini per trovare un elemento adatto a costituire un gruppo di girl scout a Desenzano e comunica di averlo forse individuato nella presidente foranea dell’Azione Cattolica. Sappiamo però che il tentativo non ha avuto il successo sperato. Sappiamo anche, col senno di poi, che chi è invece riuscito in questo tipo di tentativi ha avuto il merito di puntare sulla moglie, sulla fidanzata o almeno sulla sorella. Non solo nel nostro Gruppo.

1955 – In posa davanti a portale del campo

Nel 1954 il primo Branco di lupetti è ormai in attività. Lazzari parte per il servizio militare; Pio Bertaglia è incaricato di sostituirlo coadiuvato da Ferdinando Prevignano.
Un fitto scambio di lettere, che viaggiavano indubbiamente più veloci di oggi, tra Lazzari e tutti i capi e aiuti rimasti a Desenzano, ci illustra una grande passione per lo scautismo desenzanese alimentata da una profonda spiritualità che aiutano a superare un momento indubbiamente difficile per il Gruppo. Quest’anno viene finalmente registrato ufficialmente il Riparto Desenzano 1° dopo che Lazzari ha partecipato al Campo scuola di 1° tempo (1951). Anche Avigo conferma di aver frequentato nel 1948 un campo scuola a Verona, ma non avendo trovato conferme, pensiamo si tratti di un campo scuola di tipo diverso da quelli finalizzati al consueto iter di Formazione capi.

C’É ANCHE IL DESENZANO 2°
Nel 1955 Peppino Rossignoli viene chiamato presso l’Orfanatrofio di villa Pellegrini a svolgere attività scout per i ragazzi ospiti. Insieme a lui collabora Riccardo Guardini che si occupa dei più piccoli preparandoli a diventare lupetti.

1957 – Desenzano 2° schierato nel cortile dei Padri Rogazionisti a Villa Pellegrini

All’inizio del 1956 Lazzari torna a Desenzano e riprende la guida del Riparto. A questo punto il Desenzano 1° ha assunto ormai la fisionomia del Gruppo formato da branche distinte: conta il Riparto, il Branco ed altre due unità analoghe in via di formazione a villa Pellegrini, che però ufficialmente saranno considerate indipendentemente, tanto che nel 1956 si inaugura il Desenzano 2°.
In questo clima di ritrovato ottimismo ha luogo il terzo “Jambo” che sarà, però, anche l’ultimo.

Nel 1957 Rossignoli e Fezzardi partecipano al “Rover moot”, l’incontro mondiale dei rover, collegato al 9° “Jamboree”, incontro mondiale per esploratori (la somiglianza del nome col “Jambo” è del tutto casuale).

E’ un Jamboree mondiale straordinario, che si svolge a Sutton Park (Sheffield) in Gran Bretagna, in occasione dei cinquanta anni dalla fondazione dello scautismo (ebbene sì, non siamo i primi a festeggiare questo tipo di ricorrenza) ed è chiamato “Jamboree del giubileo”.

Il 1957 è l’ultimo anno di attività di Lazzari come Capo Riparto; in ottobre gli succede Rossignoli e rimane come Capogruppo. Possiamo ben dire che leggere la realtà attraverso i numeri può trarre in inganno, ma tutti i Capi Riparto , o Capi clan, o Capi Branco sanno bene cosa vuol dire condurre un’unità scout per sette anni! Infatti questo per il nostro Gruppo è un primato tuttora imbattuto. Anche Lorenzo Manerba lascia la sua unità, il Branco, in quanto, frequentata l’università, entra al PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) concretizzando una vocazione alla quale medita da diversi anni. Superate dure prove, per dimostrare agli altri la sincerità della sua scelta, parte per il Giappone dove si trova tuttora a svolgere la sua missione.

Nei due o tre anni che seguono il Desenzano 1° abbandona definitivamente l’ASCI veronese per tornare tra i gruppi scout bresciani.

UNA LETTERA DA PISA
Pio Bertaglia è un ragazzo di statura superiore alla media: statura fisica e statura morale, che gode di grande stima e ammirazione da parte di tutti per le sue qualità. E’ stato caposquadriglia dei Lupi, è, poi, Capo Riparto “supplente” nel 1954-55 quando Lazzari è impegnato nel servizio militare.
Nel dicembre del 1958 sta svolgendo gli ultimi mesi del suo servizio militare al Centro Militare di Paracadutismo di Pisa. Scrive a Lorenzo Manerba:

Carissimo Renzino,
(…) Sapevo che avresti preso questa via, anzi ricordo che mi commossi; ma chi più di te tra noi? Questo non è un elogio, è solo una constatazione. Non sto parlando dell’Invito di Dio a simile missione, che tutti potremmo averlo, parlo di preparazione e maturità nel riceverlo.
Io sono felice e fiero di te, come tu, a suo tempo, sarai stato felice e fiero del tuo amico Pio paracadutista.
(…) Anche il tuo, Renzino, è uno stemma molto glorioso (…) penso che solo il tuo possa sommare le caratteristiche dei nostri: la potenza dell’Artiglieria ed il coraggio (sono immodesto?) del Paracadutista.
Non ti lancerai forse in campo nemico?
Non è forse un “corpo a corpo” anche se spirituale in maggior parte?
(…) Penso però, che la miglior cosa sia il comportarsi, anche per iscritto, il più naturalmente e spontaneamente possibile, come naturalmente e spontaneamente vivevamo nei tempi del Desenzano 1°.
(…) Pensandoti ora, sento un’inesprimibile sentimento; di malinconia, forse, di felicità, d’affetto.
-Ah! io vorrei tornare anche solo per un dì…-
Ricordi Renzino? già da allora ci stavamo preparando alla vita, alle sue rinunce, ai suoi distacchi, ai suoi ricordi.
Tu hai scelto la più difficile, la più umile e gloriosa allo stesso tempo.
Io, … sceglierò la meno difficile, ma non sono cambiato molto, sono sempre lo stesso, e tu ben mi conosci.
Anch’io, però, come tu hai già fatto, dovrò affrontare seriamente la vita, che, in qualunque modo essa sia, val la pena di viverla, e di viverla nel migliore dei modi.
E qual è, per me, se non quello insegnatomi dalla mamma? dagli amici? dal nostro ambiente? Non è forse una missione anche la mia? Solo da me, e dall’aiuto di Dio, dipenderà dargli l’impronta del bene, e del migliore dei modi.
Ti ringrazio infinitamente per le preghiere che ogni giorno dici per me. Mi dispiace di non poterti dire la stessa cosa.
Sai, i soliti peccati di dimenticanza.
Ma lo farò vedrai!
Ormai sono un “nonno” paracadutista, ho già sulle spalle 23 lanci, una nuova scoperta per ognuno, impossibile quindi, descriverteli.
Ma lo farò un giorno, vero? Ci ritroveremo e tu mi parlerai a lungo, ed io ti racconterò le mie “sbruffonate”.
(….) Ho tanto bisogno dei tuoi consigli e tu mi conosci!
Ciao ottimo scout e “buon uomo”.

Pio.

P.S. Vanitoso come sono, penso ti possa far piacere una mia fotografia “bardato”.

Nei primi mesi del 1959, in quanto tra i migliori e più affidabili, ottenne l’eccezione alla regola di poter uscire dalla caserma per andare a preparare la cena di fine corso.
La moto su cui si trovava, condotta da un altro, ebbe un grave incidente e Pio Bertaglia morì.
Gli amici scout, cercarono di fissare nel tempo un ricordo tangibile di Pio, erigendo la croce con targa che si trova sulla rotonda in cima al monte Corno, là dove questo ragazzo sbalordiva tutti scavalcando poderosamente gli argini ricoperti di cespugli.

IL GRANDE BOS

Nell’ottobre del 1961 si trasferisce a Desenzano Mario Boschini con la moglie Daria Rudez. Entrambi provengono da Trieste dove hanno intrapreso il cammino scout da ragazzi. Lui è stato Capo Riparto nell’ASCI. Lei è stata Capo cerchio delle coccinelle e incaricata provinciale per la medesima Branca nell’AGI. Quando Daria, terminato il cammino scout, prese la Partenza sapeva che, sposatasi, si sarebbe trasferita; disse allora che con lo scautismo aveva finito! (!!!)

1962 – Mario Boschini poco prima di essere “defenestrato” dalla torre di San Martino

A Saronno, dove abitarono due anni prima di venire a Desenzano, Boschini fu Capo Riparto e Daria Capo Branco, o “Cheftaine” come si diceva nell’ASCI allora. Giunto a Desenzano Boschini si mette a disposizione del Gruppo e nella primavera del 1962 sostituisce Rossignoli che passa ad occuparsi del Clan dei rover. Il Riparto che trova è indebolito, pochi ragazzi; in Parrocchia, da quando nel 1960 è scomparso mons. Licinio Ferro sostituito da mons. Peruzzi, i rapporti non sono più molto cordiali. In marzo, Boschini sospende le attività del Riparto e si rivolge a Lonato dove trova buona accoglienza da parte di don Enrico Manzini; una decina di ragazzi iniziano il cammino scout e a giugno, nella Rocca di Lonato, pronunciano la loro Promessa(1).

L’attività del Lonato era cessata sette anni prima. Boschini si fa notare ovunque per la sua originalità, per la sua ricca esperienza di scautismo, per il suo particolare repertorio di divertenti canzoni triestine che monopolizzano l’attenzione nei cerchi e nei fuochi di bivacco della provincia.

Ed ecco che a partire dal 1962 viene eletto incaricato provinciale per la Branca Esploratori e vi rimarrà per cinque anni. Nel Desenzano 1° si impone un nuovo stile stimolante e positivamente efficientista: sempre nel 1962 riapre il Branco guidato da Bruno Tommasini con Angelo Perini che lo sostituirà in seguito, ed Angelo Benedetti; il Clan, sotto la guida di Rossignoli, prende una sua fisionomia e comincia a funzionare sul serio, l’anno successivo i rover partecipano ai campi scuola; anche l’Assistente ecclesiastico, don Enrico, a Colico frequenta il Campo scuola apposito tenuto da “Baden” don Ghetti.

In questo periodo i Campi estivi sono sempre effettuati insieme a riparti di altri Gruppi, pratica che favorisce lo scambio di esperienze e l’incontro con altri ragazzi. Boschini, abile trascinatore, sa coinvolgere i suoi ragazzi ed in questo periodo crea il mito del “Desenzano first !” un coktail di rimarcato stile scout, di abilità tecniche e di gioco, e un pizzico di autocompiacimento.

1963 – Lupetti del Branco “delle Acque Profonde”

Sull’onda dell’entusiasmo nel 1964 anche Tommasini viene eletto incaricato provinciale per la Branca Lupetti come poi succederà a Rossignoli nel 1966 per la Branca Rover. Inoltre nel 1965 si inaugura il Gruppo AGI Desenzano 1° sul quale ci soffermeremo più avanti. A questa brillante stagione del Desenzano 1°, che rilancia alla grande il Gruppo nell’ambiente scout di Brescia, non fa seguito, singolarmente, un’affermazione altrettanto piena nella comunità civile ed ecclesiale di Desenzano.

Diversamente dal Gruppo del decennio precedente, con il quale si rileva una certa discontinuità, i rapporti con la Parrocchia (che nel frattempo si è divisa in tre più piccole complicando in un altro modo i contatti con il Gruppo) si sono fatti formali, come abbiamo già accennato; tutto ciò, in concomitanza con lo scarso radicamento di Boschini nella vita desenzanese in quanto triestino con formazione e cultura naturalmente diverse, provoca una situazione di progressivo isolamento; il Gruppo rimane piuttosto confinato in un suo giro che, a lungo andare, ne rafforza lo spirito di appartenenza, ma non permette una piena integrazione con le altre realtà giovanili presenti nel “territorio”.

LE COSTOLE DI ADAMO

Daria, intanto, si era stufata di fare la “leccabuste” dell’incaricato della Branca esploratori ed allora nel 1965 si butta in una nuova avventura al servizio dei giovani, anzi, delle giovani. In gennaio raccoglie alcune ragazze ed inizia un cammino di formazione per prepararle a diventare Capo in grado di guidare un’unità di guide e coccinelle. In autunno si arriva all’apertura ufficiale del Riparto di guide con Annalisa Barba come Capo Riparto. Nell’aprile dell’anno successivo le nuove Capo fanno la loro Promessa e nell’autunno seguente ricevono a loro volta le Promesse delle prime guide di Desenzano. La cerimonia avviene durante un campo di tre giorni svoltosi a Caprino veronese. I fazzolettoni sono come quelli del Trieste: rossi con un sottile lembo bianco.

1967 – Guide alla Processione del Corpus Domini in Piazza Malvezzi

Nella primavera del 1967 Vanna Travaini apre il Cerchio di coccinelle che faranno le loro Promesse a distanza di pochi mesi.

In estate i campi estivi sono effettuati tutti a Vermiglio in Val di sole: poco fuori paese ci sono le coccinelle in accantonamento; a un chilometro si trova il campo delle guide e ad un altro chilometro il campo degli esploratori. Durante la permanenza guide ed esploratori fanno un paio di fuochi di bivacco in comune. La notizia dei due campi vicini, di questi tempi, fa scalpore e corre veloce: durante il campo arriva da Milano un’ispezione dal Commissariato regionale dell’ASCI che… non rileva nulla di riprovevole.
In autunno alcune guide sono pronte per passare al Fuoco; con alcuni scambi di Capo si copre anche questo incarico ma, purtroppo, verso la fine del 1968 il Gruppo AGI, con gran dispiacere di tutti, per motivi di università di tutto lo staff, chiude la sua breve ma positiva esistenza.
Intanto nel 1967 un’altra squadriglia Cervi si riforma a Lonato con elementi provenienti dal Branco.
Boschini pensava di aver finito il suo compito di Capo Riparto nel 1966; deve invece rientrare ad un anno di distanza per mancanza di capi. In questo modo arriva ad un totale di sei anni abbondanti come Capo Riparto . Se si sommano quelli prestati a Saronno e a Trieste si potrebbero battere tutti i record!

Il Branco chiude nel 1968 per il solito problema della mancanza di capi; il Riparto, zoccolo duro del Gruppo, passa invece ad Angiolino Signori nel 1969 il quale assicura una solida e collaudata continuità di metodo. Boschini rimane come Capo Gruppo.

A due anni di distanza si riprova con i lupetti: riapre il “Branco delle acque profonde”; il nuovo capo Branco è … Daniela Vanini (la possibilità di impiegare donne come “cheftaines” nell’ASCI è una pratica relativamente diffusa). Questa terza edizione del Branco dura due anni. Al termine delle seconde Vacanze di Branco i lupetti passano quasi tutti in Riparto e ci vorranno più di dieci anni per risentire nuovamente il “Grande urlo” dei lupi di Desenzano.

Pierluigi Monfardini succede a Signori nel 1972 alla guida del Riparto e prosegue sulla strada della continuità. Monfardini è il primo capo del Desenzano 1° a completare l’iter di Formazione capi ottenendo la nomina a capo ed il brevetto internazionale Wood Badge Gilwell.

I TORMENTATI ANNI ‘70

Il vento del ‘68 stravolge l’intera società ed un’associazione composta da giovani non può evitare di esserne coinvolta in qualche modo. In questi anni tutto e tutti vengono catalogati politicamente. Anche molti capi non sanno evitare certe forzature cosicché molte tensioni che lacerano la società trovano varchi nell’associazione provocando divisioni e contrasti e condizionandone l’esistenza. Queste forme di confusione diffusa e di degrado de rapporti tra le persone si riflettono sul modo di presentarsi come scout di capi, rover ed anche esploratori; le ragazze non sempre sono da meno. Alcuni caricano la divisa fino a sembrare parà d’assalto (pochi, per fortuna); ad altri, invece, dell’uniforme resta solo il fazzolettone (molti, purtroppo). Sono anni di profonde trasformazioni, molti gruppi ed associazioni giovanili non reggono il confronto con i tempi; lo scautismo sa rinnovarsi rimanendo fedele al suo scopo e supera anche questo insidiosissimo ostacolo.

1974 ­­- LA COEDUCAZIONE, L’AGESCI E LA COCA

Si profilano orientamenti nuovi, fermenti inarrestabili portano le due associazioni verso l’unificazione.
Nei Gruppi la parola d’ordine da studiare, sezionare, discutere ossessivamente, sperimentare è COEDUCAZIONE.
L’attenzione di quegli anni, gran parte dell’impegno dei capi, a tuti i livelli (nazionale, regionale, provinciale, nelle singole Comunità capi, che allora non si chiamavano ancora così) è orientata su questo tema.

Per molti capi è una scelta naturale, inevitabile; per altri invece è più che rischiosa, destinata a stravolgere lo scautismo e il guidismo in maniera irreparabile.

In tutte le Comunità capi si raccoglie il parere dei capi.
Nella Comunità capi del Desenzano 1 il risultato è quasi unanime: un solo voto contrario: Boschini.

Il 4 maggio 1974 i Consigli generali dell’AGI (Associazione Guide Italiane) e dell’ASCI (Associazione Scout Cattolici Italiani), riuniti in seduta congiunta nell’aula magna della Domus Mariae a Roma, dopo il dibattito intenso e variegato, deliberano di fondere l’ASCI con l’AGI in una associazione denominata AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani).

È ormai storia conosciuta quella di una buona parte delle capo AGI di allora riluttanti alla fusione per timore di essere fagocitate da un’ASCI ben più pragmatica, numerosa e organizzata.

Si spiega con questa preoccupazione l’istituzione, nell’AGESCI delle “diarchie” (incarichi educativi e direttivi condivisi da una donna e un uomo) che crearono molti problemi ma obbligarono maschi e femmine a lavorare con pari responsabilità e pari presenza numerica negli incarichi educativi e direttivi.

Forse non si evita, come spesso succede in qualunque occasione in cui si trovano a lavorare insieme, che i maschi occupino posti direttivi e le femmine facciano da segretarie ma sicuramente obbliga tutti a sforzarsi di superare schemi e ruoli abituali.

Con l’AGESCI il Gruppo cambia aspetto anche per la nascita della Comunità Capi, abbreviata in CoCa, che oltre ai vecchi compiti direttivi, è caratterizzata da una collaborazione educativa ed una responsabilità comune da parte di tutti i suoi componenti.

1974-75: PER RIVEDERE L’ALTRA METÀ DEL CIELO

Nella nostra Comunità capi, però, il problema della diarchia non si poneva ancora; non si può dire che non si facessero tentativi seri di aprire la parte femminile del Gruppo: a partire dal 1975 ci fu chi coinvolse la sorella, chi la morosa, chi la figlia e perfino le mamme. A seconda dell’età esse vennero inserite nella Comunità rover-scolte o nella Comunità capi, parteciparono alla gestione di campi estivi del riparto, furono temporaneamente inserite in altri Gruppi con la parte femminile, per fare esperienza. Purtroppo, nonostante la generosa disponibilità di queste persone, non si arrivò mai ad avere delle capo pronte ad entrare in servizio.

Del 1975 va ricordato anche il cambio della guardia al riparto per una particolarità: al posto di Gigi Monfardini, che rimane come Animatore di Comunità capi e come Incaricato di zona, si insedia Sandro Chiodera, il primo Capo riparto “lonatese” di una lunga serie che, se si esclude un anno, a tutt’oggi non si è ancora interrotta.

OPERAZIONE S. FELICE

Ma il motivo di maggior spicco per cui va ricordato il trentesimo anno dalla fondazione è l’impegno che il Gruppo si assume accogliendo la richiesta di Giuseppe Bortolotti e di Padre Augusto Tollon, frate carmelitano, di aiutarli a far nascere un gruppo scout a S. Felice del Benaco. La sfida è accettata dalla Comunità capi, ma il compito più gravoso tocca al Capo riparto, perché il progetto di costituzione del nuovo gruppo impostato dai promotori è “all’antica”: si gettano le basi del riparto e poi, via via si allarga il gruppo.

La teoria più razionale prevederebbe che si cominciasse con una solida Comunità capi che si prepara per un certo periodo di tempo: successivamente si aprono le varie unità a partire dalla Comunità rover-scolte seguita dai riparti degli esploratori e delle guide e infine dal branco di lupetti e lupette o il cerchio di coccinelle. Quest’ordine assicura che quando i ragazzi escono da un’unità trovano sempre la successiva pronta ad accoglierli.

L’operazione, che ha comunque buon esito, comporta che capi ed esploratori di S. Felice si iscrivano al Desenzano 1. I capi partecipano all’attività della Comunità capi costantemente mentre i ragazzi svolgono le attività parte insieme e parte autonomamente, ma il Capo riparto è praticamente sempre presente.

Tenendo conto che anche allora il riparto raccoglieva ragazzi di Desenzano e di Lonato che si riunivano settimanalmente nelle rispettive sedi, risultava che Sandro, il Capo riparto, aveva spesso riunione il giovedì a S. Felice, il venerdì a Desenzano e il sabato a Lonato! Senza contare le altre inevitabili riunioni di Comunità capi e di zona.

Il Gruppo S. Felice seguì per due anni le attività del Desenzano 1 secondo i programmi, il terzo fece attività autonoma ma partecipò al campo estivo di fine anno dopodiché proseguì indipendentemente inserendosi stabilmente nel panorama dello scautismo bresciano con legittimo orgoglio del nostro Gruppo.

Gigi Monfardini, che era appunto Animatore di Comunità capi e Incaricato di zona, “benedisse” e vigilò sull’intera operazione.

1975-76: GLI AMICI DEL FRIULI

L’evento certamente più memorabile dell’anno è il terremoto che il 6 maggio 1976 in Friuli provocò migliaia di vittime e danni gravissimi; a tale dramma è però associato il ricordo di una delle più indimenticabili esperienze di servizio e di amicizia che costituiranno, tra l’altro, il seme per successivi sviluppi nel Gruppo.

Alcuni giorni dopo la scossa sismica Gigi Monfardini, Sandro Chiodera e Giuseppe Bortolotti si uniscono volontari ai dell’AGESCI e raggiungono Udine dove ricevono gli incarichi: Gigi Capo campo della tendopoli di Forgaria insieme a Sandro responsabile della segreteria e a Giuseppe magazziniere.

Oltre a questa settimana di intenso lavoro, però, il Gruppo organizza un’altra spedizione che si svolgerà in settembre.

Partecipano: Gigi Monfardini, Sandro Chiodera, Fabio Terraroli, Amedeo Monfardini, il rover Pietro Girardi (per il quale fu necessario “correggere” l’età per acconsentirne la partecipazione). Inoltre, per l’occasione, si associano alcuni amici che desiderano dare una mano alla sfortunata gente friulana: Fernando Zanella, Giuseppe Eckschlager, Mariola Zanella e Vittorina Terraroli.

Il gruppo, completamente autosufficiente per quanto riguarda il trasporto, le tende e i viveri, giunto a Udine è destinato al Comune di Travesio con compiti di assistenza ai minori e di aiuto ai cittadini impegnati in lavori di recupero di beni.

Il campo di lavoro è diviso con il Clan di Mazara del Vallo (un rover proveniva da un paese colpito anni prima dal terremoto del Belice). Ricordo che l’abbinamento con i siciliani non suscitò particolari entusiasmi; Pino era tra i più perplessi, ma durante il periodo di lavoro si strinse una amicizia talmente profonda e durevole che proprio lui al momento degli addii non seppe trattenere la commozione; fu lui più di tutti che coltivò l’amicizia con Francesco, Capo Clan e Capogruppo dei siciliani, rinnovandola con puntuali e scambievoli visite.

A questo ricordo mi è sembrato utile dedicare qualche riga in più per rimarcare la capacità particolare che ha lo spirito scout nel favorire salde e durevoli amicizie. Il seme gettato in quell’occasione non morì. A distanza di anni, quando il Riparto era in difficoltà per la sua direzione, fu chiesto a Pino il suo aiuto e il seme poté spuntare e dare frutti. Non solo, anche Mariola, più tardi, entrò nel Gruppo come Capo del Riparto femminile.

1976-77

L’AGESCI appronta le nuove uniformi sostituendo quelle grigie dell’ASCI e quelle nocciola dell’AGI. Tutti in camicia azzurra, pantaloni, maglione e calze blu, compresi i lupetti fino ad allora col caratteristico maglioncino verde.

Il Clan, alla ricerca di una fisionomia e di una identità propria, ottiene la qualifica di Comunità mista per avere la possibilità di inserire anche le ragazze con l’obiettivo di ottenere delle capo pronte a gestire le unità femminili.

La prima scolta si chiama Flavia Boschini, Partecipa a uscite durissime, come il fine settimana in ottobre in cui si voleva raggiungere il monte Pizzocolo; ma il diluvio che provocò inondazioni in tutta la Lombardia, ci fermò al Passo dello Spino.

Fu allora che andò perso il soprattetto di una tenda travolto dalla corrente di uno dei numerosi torrenti formatisi durante la notte e che costeggiavano o attraversavano il sentiero.

E il campo invernale in Valvestino lungo una strada militare in disuso con la neve fino alle ginocchia, o il Challenge Airuno- S. Omobono percorso giorno e notte (in quest’ultima uscita c’erano anche altre scolte che si comportarono altrettanto egregiamente).

1977-78: UNA DONNA CUI IL GRUPPO DEVE MOLTO

Terraroli si ritira per impegni universitari e Daria Rudez arriva a sostenere il Gruppo ancora in fase di emergenza capi.

Con la sua personalità “scoppiettante” Daria infonde nuovo coraggio ed entusiasmo, sempre pronta a svolgere, con il medesimo spirito disponibile e vivace, il ruolo di animatrice di Comunità Capi, di incaricata di zona per la provincia di Brescia o il ruolo, certo non meno impegnativo e prezioso, di capo tappabuchi in Comunità rover-scolte o in Branco. Daria è anche molto rispettosa della vita della Comunità Capi: anche se invitata a rimanere cerca sempre di dare una mano solo quando lo ritiene indispensabile, dividendosi tra i suoi numerosi impegni compreso quello di animatrice in altre Comunità Capi.

Le redini del Riparto vengono prese da Amedeo Monfardini, il clima è di grande entusiasmo: si aumenta di numero, si trova una nuova sede. Dura solo un anno ma è una buona semina per il futuro.

1978-80: ANNI DIFFICILI

La sede, in un appartamento in disuso al primo piano di un edificio in piazza Garibaldi facilmente riconoscibile per le ante dipinte una gialla e una blu, mostra segni di stabilità preoccupante. Questa sede, insieme a quella del Clan in un retrobottega poco distante, è stata l’unica fuori dall’ambito parrocchiale. Bisogna ricominciare a cercare un posto decente.

Il Clan-Fuoco è al capolinea: rovere scolte non rispondono seriamente alle richieste di impegnarsi a far servizio nelle unità. La Comunità Capi pone l’ultimatum: o si fa Servizio o si chiude!

Dopo brevi tentennamenti … si chiude.

Anche il Riparto non gode di buona salute; nonostante gli sforzi del nuovo Capo riparto Pietro Girardi e dell’Assistente ecclesiastico, l’ottimo don Giuseppe Accordini della Parrocchia Duomo di Desenzano, i ragazzi “non rispondono” e molti abbandonano l’attività. Ma sono soprattutto due avvenimenti tragici a rattristare il ricordo di quegli anni: la morte in un incidente stradale di Gigi Pasetto, un rover la cui simpatia ed allegria è rimasta nel cuore di tutti quelli che l’hanno conosciuto, e quella per malattia di Mario Boschini, il capo carismatico del Gruppo negli ultimi vent’anni, al cui funerale il Riparto partecipa in modo ufficiale.

1980-82: IL RAFFORZAMENTO PER IL GRANDE BALZO

Al ritorno dal Campo Scuola Nazionale il Capo riparto Pietro Girardi non sa se ci sarà ancora un Riparto ad attenderlo, oltre ai pochi ragazzi superstiti, trova invece una nuova “recluta”, Luca De Pero, figlio e fratello di vecchi scout dell’ASCI che, col proprio travolgente entusiasmo, in pochi mesi riapre a Lonato una squadriglia libera che presto si deve sdoppiare perché troppo numerosa, trascinando, per spirito di emulazione e competizione, anche i ragazzi di Desenzano.

Al Capo riparto va il merito di aver … fatto poco, lasciando che fossero i ragazzi a “tirare” l’attività, semmai c’era bisogno di calmare un po’ gli spiriti troppo ardenti! La struttura portante del Gruppo degli anni successivi sarà costituita, ed in parte lo è tuttora, da capi che erano nel Riparto in quegli anni.

Terminata l’università rientrano con rinnovato entusiasmo Chiodera, come Animatore di Comunità Capi, e Terraroli come Maestro dei novizi.

Vista la situazione si decide di spostare il baricentro del Gruppo a Lonato dove risiedono quasi tutti i capi e la maggior parte dei ragazzi.

Il motivo di questa decisione non è dovuto solo a ragioni di comodità ma soprattutto all’obbiettivo di ritrovare ciò che ormai da quasi vent’anni il Desenzano 1 ha perduto: un legame significativo e scambievole con una Parrocchia.

Nell’AGESCI da diversi anni si sottolinea che la proposta di fede deve essere testimoniata anche dalla presenza concreta nella comunione ecclesiale, intesa in primo luogo come “chiesa locale”; è un aspetto indispensabile per proporre un cammino di catechesi completo e adulto.

Non è una scelta facile né comoda: stare in una Parrocchia, anche senza rinunciare alla propria autonomia, comporta la coscienza di essere non solo nella Chiesa ma di essere Chiesa, “una parte importante della Chiesa” secondo una felice espressione che Giovanni Paolo II usa in un incontro con rovers e scolte. Che significa partecipare, compatibilmente con l’insieme delle attività, alle iniziative della Parrocchia ed esserne anche protagonisti attivi. Che vuol dire aggiungere ulteriori impegni a quelli che già rendono pesante e totalizzante l’impegno dei capi.

Anche questo fa parte di un cammino irto di difficoltà: quello dai boy scouts come servizio d’ordine alle processioni, al gruppo scout come segno del ruolo educativo cui tutta la comunità cristiana è chiamata.

Ci sarebbero molti altri aspetti da approfondire intorno a questa scelta così importante per un’associazione con compiti educativi.

Tra quelli positivi va ascritta la trasformazione sensazionale che parte in sordina da quel momento e in pochi anni porta al raddoppio degli iscritti e delle unità senza contare l’affermarsi della presenza femminile in modo più stabile e consistente.

GLI SCOUT TRA LA GENTE

Altra scelta parallela, ed in qualche modo dipendente dalla precedente è quella riguardante la presenza degli scout nella società civile. Una bella fotografia di uno dei tre “Jambo”, gli incontri scout organizzati a Desenzano a partire dal 1951, mostra la cerimonia delle promesse svoltasi alla Maratona, con lo sfondo della piazza Matteotti. Nelle relazioni relative all’avvenimento si legge che “la popolazione poté visitare il campo scout, le costruzioni e le tende”, addirittura furono organizzati dei turni per le visite dei collegi e dei convitti.

Queste semplici indicazioni sono esemplificative del tipo di presenza che gli scouts avevano impostato con la cittadinanza, del preciso ruolo sociale che si erano assunti in qualità di. associazione educativa aperta a tutti.

Questa collocazione viva e coraggiosa si attenuò sensibilmente negli anni successivi per diversi motivi, non ultimo, guarda caso, la crisi nei rapporti con mons. Peruzzi il parroco che si avvicendò a mons. Ferro.

Il Gruppo continuò a offrire un ambiente formativo tipico e speciale qual è il metodo scout, lavorando onestamente, con grande impegno e valore unanimemente riconosciuti negli ambienti scout della provincia, ma inavvertitamente, a poco a poco, si defilò dall’orizzonte delle associazioni del tempo libero di Desenzano che, viceversa, crescevano in numero e in peso sociale.

Anche la scelta di essere più presenti nella comunità civile, coscienti del proprio ruolo di associazione educativa, comporta orientamenti e sforzi che non possono essere improvvisati da un giorno all’altro; richiedono la capacità di organizzare e sostenere questi indirizzi con coerenza in modo che portino arricchimento all’impegno educativo verso i ragazzi.

Nel corso di quest’anno si affronta l’impegnativo compito di preparare il Progetto educativo. Si dovrebbe analizzare l’ambiente giovanile verso cui rivolgiamo la nostra proposta scout per meglio adeguarla alle esigenze dei ragazzi, valutando bene le risorse e le capacità a nostra disposizione.

Forse la nostra Comunità Capi è piuttosto refrattaria a questi mezzi che vengono preferibilmente snobbati, ma il parto di questo Progetto Educativo alla fine risulterà questione di alcuni anni!

In gennaio benedizione e taglio del nastro per inaugurare la nuova sede presso il Centro giovanile Paolo VI” di Lonato.

Porta con targa, molto spaziosa, affacciata all’atrio principale dell’oratorio. occupava metà dell’attuale sala bar. Credo che mai il Gruppo abbia avuto sede più bella.

1982-83: ARRIVANO GLI EXTRAASSOCIATIVI

Il Capo riparto Girardi, dopo cinque anni in questo ruolo, (un record negli ultimi vent’anni), si appresta a lasciare per assolvere il servizio militare e trova in Giuseppe Eckschlager, già contattato nel ‘76 in occasione dell’intervento in Friuli, la persona disposta a sostituirlo a partire da settembre dell’anno successivo; “extra- associativi”: così vengono chiamati gli adulti che si rendono disponibili a fare servizio come capi in AGESCI.

Pino è il primo di una consistente pattuglia che darà una mano al Desenzano 1.

FORZA LUPI…

In ottobre arriva a Lonato il nuovo curato don Gianni Pippa, che avendo già collaborato in un gruppo scout di Verona, si presenta in Comunità Capi e, tra le altre cose, dice che vorrebbe aprire un Branco di lupetti! Anche noi lo vorremmo: da dieci anni non se ne vede uno col fazzolettone gialloblu del Desenzano 1!

Questo più che intraprendente prete, però, oltre alla vocazione sacerdotale, pare abbia anche la vocazione a portare scompiglio ovunque vada. A saper vedere i fatti in un certo modo potremmo dire che si tratta di “benefici scompigli”. Ma a prima vista, a volte, l’impressione è diversa…

Pietro Girardi, per esempio, qualche settimana più tardi, verso le ore 23, sente suonare il campanello di casa e dal citofono apprende, da Luca De Pero, allora volonteroso rover, che lui e don Gianni, hanno raccolto un centinaio di adesioni al Branco dei lupetti!

È ovvio che la Comunità Capi si allarma, convinta com’è che il Branco si sarebbe aperto solo avendo a disposizione dei capi preparati. Che fu quello che poi avvenne.

Ecco che allora don Gianni trova una decina di persone disposte a seguire un cammino di preparazione insieme alla Comunità Capi comprendente l’impegno a partecipare ad appositi Campi scuola ed alle attività di Branchi di altri Gruppi.

Intanto a febbraio si trasferisce a Lonato Leonora Domenighini, già Capo riparto nel Brescia 8, che vuole, però, cambiare branca unendosi alla pattuglia dei “lupettari”.

Per i bambini “reclutati” anzitempo, ogni tre mesi circa, si organizza una giornata di attività simile ad una Caccia di Branco. Per non creare false aspettative, dato l’alto numero dei partecipanti, nessuno dei quali iscritti all’AGESCI, la Comunità Capi tiene a precisare che tali uscite sono cosa distinta dall’attività scout di cui essa è garante.

Intanto si discute se è più opportuno aprire il branco misto (lupetti e lupette insieme, con un’unica staff di capi, usando l’ambiente fantastico “giungla”) oppure aprire il Branco per i lupetti e il Cerchio per le Coccinelle (con l’ambiente fantastico “bosco”) e due staff di capi distinte.

Alla fine, prevale la prima soluzione.

Purtroppo, le coccinelle sono in via d’estinzione un po’ in tutta l’AGESCI.

Il 28 maggio, presso la nuova Tana, aperta nell’edificio delle Suore Canossiane di Lonato, si riapre ufficialmente il Branco delle Acque profonde. La numerosa pattuglia dei “lupettari”, partita in ottobre, si è prevedibilmente assottigliata ma i rimanenti promettono bene e durante l’estate alcuni partecipano alle vacanze di Branco di altri Gruppi.

SI CHIAMA PUC IL NUOVO PROTAGONISTA DELL’AGESCI

Intanto, dopo un lungo ma fecondo cammino, l’AGESCI sforna il “Progetto unitario di Catechesi” (detto familiarmente PUC), accolto con entusiasmo e ammirazione (e un po’ di timore) per il risultato raggiunto dall’associazione nell’impegno di fornirsi di un mezzo importante, che fa una felice sintesi tra la piena adesione alla catechesi ecclesiale e lo specifico del metodo scout, per svolgere al meglio il suo servizio tra i giovani.

Ed ecco che molti incontri per capi e articoli sulla stampa associativa per lungo tempo sono dedicati allo studio del PUC per aiutarne la lettura e la traduzione nelle attività per i ragazzi.

Ma non è semplice: molti problemi sorgono lo stesso nel momento di utilizzare questa qualificante risorsa che a molti, forse ingannati dal color mattone della copertina, si rivela complessa e ostica. A distanza di due anni uscirà un breve sussidio, risultato di alcune sperimentazioni, per facilitare l’impostazione dei programmi per la Comunità capi, per le varie unità ed altro, con una visione d’insieme più accessibile.

1983-84: MILLE GUIDE PER IL DESENZANO

Durante l’estate veniamo in contatto con Stefano Zani, che abita a Colombare ed ha fatto il Capo riparto a Lendinara in provincia di Rovigo. È ben disposto a collaborare con Pino nella direzione del Riparto. Presto troveremo un appartamento alla sua famiglia per evitare che se ne debba tornare in Veneto.

In settembre un’operazione di autofinanziamento originale ma impegnativa: la distribuzione delle guide; un migliaio di guide telefoniche!

In ottobre parte a pieno regime il Branco che, naturalmente comprende lupetti di Desenzano e Lonato.

Lo staff dei Vecchi lupi a questo punto si è ridotto all’essenziale e c’è grande impegno per fare le cose bene: molti membri della Comunità capi si iscrivono ai rispettivi Campi scuola.

In maggio tutte le unità si ritrovano a Piazzole per una gran festa: i lupetti e le lupette fanno la Promessa. Celebra la messa l’assistente ecclesiastico di zona don Giuseppe Saia.

Intanto si cominciano i preparativi per il 40° anniversario di fondazione del Gruppo. Non è un anniversario classico, ma è una buona occasione per mettere più a fuoco l’immagine di un Gruppo scout in crescita e in grande trasformazione.

Nell’84, infatti, la Comunità capi è al massimo dell’eterogeneità per quanto riguarda la provenienza e la formazione dei suoi capi: un quarto di essi è cresciuto nel Desenzano 1, un quarto proviene da altri Gruppi, un quarto di provenienza extraassociativa e un quarto di assistenti ecclesiastici di parrocchie diverse. (di più: una parte della Comunità capi è costituita da fumatori accaniti…!); ce n’è abbastanza per complicare i delicati compiti che è chiamata a svolgere.

Prosegue, inoltre, la ricerca di altri adulti disposti a collaborare per la copertura delle unità mancanti: il Riparto femminile, per il quale si rese disponibile Mariola Zanella, moglie di Pino, anch’essa già “contagiata” in Friuli; Il Fuoco, la parte femminile del Clan, per il quale, però, le ricerche ebbero esiti temporanei.

Anche il Clan, o meglio la Comunità rover-scolte, tenta l’inserimento di ragazzi e ragazze esterni al Gruppo, per formare una Comunità più consistente, con una sua fisionomia precisa.

Più che la continuazione del cammino educativo, che segue quello svolto in Branco e in Riparto, la Comunità rover- scolte tutto sommato è ancora il suo supporto. È prassi (piacevole) che al Campo estivo del Riparto il cambusiere sia il Capo clan.

Quest’anno il Campo estivo di riparto è sostituito da una Route di alta squadriglia sull’ Adamello; partecipa anche il Capo clan anche perché la progettata Route di clan alle Cinqueterre salta a causa di una serie di accidenti a caviglie e ginocchi vari dei partecipanti ed è condensata in una molto meno impegnativa.

1984-85: MISTO O PARALLELO

Si prepara concretamente l’apertura del riparto femminile sollecitati anche dalla prossima uscita delle prime lupette dal Branco per “raggiunti limiti d’età”.

Anche in questo caso il tema più dibattuto è: un riparto misto o due paralleli? La discussione, a prima vista analoga a quella per il Branco, in realtà è molto diversa.

La maggiore età di esploratori e guide rispetto a quella di lupetti e lupette comporta diversità psicologiche molto maggiori nei due sessi su cui non stiamo certo a dilungarci ora.

Un aspetto non meno importante, che farà pendere decisamente la bilancia per la seconda alternativa, è la prevedibile tendenza che avrebbe il riparto maschile, in possesso di una lunga tradizione ed esperienza, a fagocitarsi inevitabilmente la parte femminile, per sua costituzione più inesperta e dipendente.

Durante l’estate, complici i manifesti affissi nelle parrocchie di Desenzano per pubblicizzare l’apertura del Riparto femminile e raccogliere adesioni delle ragazze, spuntano Mauro e Antonella Viani, cresciuti nel Gruppo scout del Verona 13, con esperienza di Capo riparto tutti e due.

Mauro, col suo carattere generoso e irruente, prenderà in mano il numeroso Noviziato e saprà avviare un Clan affiatato che arriverà unito alla Partenza.

Nella Parrocchia di S. Zeno di Desenzano arriva don Giampaolo Rizzotti: anche lui, nel su breve passato, ha lo scautismo compreso un Campo scuola per Capi riparto. Sarà un A.E. buono per tutte le unità; di quelli che partecipano volentieri a Vacanze di Branco, Campi estivi, Route e quant’altro fosse necessario!

1985-86: I FRATELLI SEPARATI

Il clima degli ultimi preparativi del Quarantesimo si guasta a causa di una spiacevole vicenda: Luca De Pero rover entusiasta, già impegnato positivamente a far servizio in Branco, aveva conosciuto uno “scout d’Europa” di Roma. La Federazione Scout d’Europa è l’associazione nata nel 1976, dopo la fusione tra ASCI e AGI, dai dissidenti che non hanno accettato il cambiamento e si richiamano ad un ideale di scautismo più tradizionale; ha una presenza concentrata soprattutto in Veneto, Sicilia e Roma.

Luca, prendendo a pretesto la scelta della Comunità capi di optare per il Branco misto piuttosto che per due Unità una Maschile e una Femminile, abbandona il Gruppo e, insieme ad alcuni amici, apre il Lonato 1 FSE, primo e tuttora unico nella provincia di Brescia.

I NOSTRI PRIMI QUARANT’ANNI

Con un po’ di tristezza nel cuore, in settembre si festeggia il 40° anniversario di fondazione del Gruppo: il programma prevede tre appuntamenti.

La giornata inaugurale si svolge il 29, in Rocca a Lonato, dove è allestito un campo scout con una mostra fotografica sotto la tenda. La Messa in Basilica è concelebrata da Mons. Boaretto, da alcuni assistenti ecclesiastici del Gruppo e da don Giuseppe Saia assistente di zona.

Dopo pranzo, sempre in Rocca, ha luogo un grande gioco intonato all’ambiente storico, cui partecipano, con gran divertimento, scout, genitori e visitatori occasionali.

Il venerdì 11 ottobre, si svolge un incontro di riflessione e preghiera presso il Centro giovanile di Lonato ispirato all’ “anno internazionale della Gioventù”.

La sera di venerdì 25 ottobre, presso la Parrocchia di S. Zeno a Desenzano, si svolge un incontro, rivolto soprattutto a genitori e vecchi scout, con alcuni componenti della Fondazione S. Giorgio che espongono una delle ultime iniziative riguardante l’affido familiare di bambini in condizioni di necessità.

IL PRIMO VOLO DELLA COLOMBA BIANCA

Ma l’avvenimento più eccezionale è l’apertura del riparto femminile denominatosi “Colomba bianca”. Quindici ragazze di Desenzano e Lonato raggruppate in due squadriglie, iniziano l’avventura dello scautismo. Il 1° dicembre, in Rocca a Lonato, dopo 13 anni, cinque nuovi lupetti passano al Riparto, ma ancor più degno di rilievo è il fatto che anche nove lupette salgono dal Branco. Insieme alle altre sei guide, si costituisce così, di fatto, il Riparto parallelo. FINALMENTE ANCHE A DESENZANO L’AGESCI È FATTA DAVVERO, annota sul Libro bianco il Capo Riparto Stefano Zani.

Sono ormai passati vent’anni dall’unico precedente Riparto di guide dell’AGI.

Capo riparto è Mariola Zanella, aiutata da Wilma Pinna.

UNA CUCCAGNA PER GLI SCOUTS

Un’altra bella storia ha inizio proprio in questo periodo: l’Ing. Franco Baresani, proprietario del campeggio e del villaggio turistico del Vò, si mette in contatto con il Gruppo perché desidera mettere gratuitamente a disposizione degli scouts di Desenzano un terreno da usare esclusivamente per attività scout!

Il luogo è molto bello: un uliveto pianeggiante circondato da querce enormi ed altri grandi alberi ombrosi; si trova su una collina che scende verso la punta del Vò. Dista poche centinaia di metri dal lago ed è circondato da boschi e campi pur essendo a poca distanza dal centro di Desenzano.

Baresani aveva già invitato a campeggiare un Gruppo scout di Milano ed aveva predisposto un rubinetto di acqua potabile, di energia elettrica e perfino di illuminazione notturna!

La concessione in comodato ad uso gratuito ha durata di quattro anni; si chiede di tenere in ordine la vegetazione.

Inutile dire che la proposta viene accettata con piacere; la Comunità capi incarica Fabio Terraroli di gestire il campo scout che prende il nome del luogo: la Cuccagna.

In collaborazione con membri della Fondazione S. Giorgio, che hanno fatto nascere e gestiscono il terreno di proprietà scout di Piazzole, si cerca di valutare la possibilità di dotare il campo di servizi igienici fissi ed eventualmente di altre strutture. Il parere è negativo a causa del tempo di concessione troppo breve.

Pazienza! Si decide di campeggiare come si fa annualmente per il campo estivo di riparto con la buca nel terreno per i servizi disinfettata e coperta alla fine del soggiorno.

Presto arriva la prima richiesta di soggiorno: da Parigi un gruppo di Caravelles, ragazze di 15-16 annidell’associazione scout “Les Guides de France”, chiede di soggiornare in luglio.

Come abbiano avuto la segnalazione è rimasto un mistero.

Il 1° luglio arriva il gruppo di 20 ragazze più le due Capo.

Il soggiorno è molto sereno. Con le loro biciclette si spostano nei dintorni e raggiungono alcune delle città d’arte più vicine.

Ci sono ripetuti incontri con gli scout del Gruppo di Desenzano, con scambi di inviti a pranzo o a cena. Memorabile la tavolata nel prato tra le mura della Rocca di Lonato. Le Caravelles conoscono bene le tecniche di espressione e ci mostrano numeri di mimo bellissimi.

L’anno successivo un altro gruppo di 44 Caravelles provenienti dalla Bretagna ripete l’esperienza dell’anno precedente; anch’esse impiantano un campo scout con costruzioni in legno, tende, doccia. E così via.

Un sacerdote tedesco in vacanza a Desenzano viene a conoscenza del Campo e lo prenota per l’anno successivo per il gruppo dei suoi cinquanta ragazzi e ragazze. Loro ed un altro gruppo scout della stessa città di Krefeld verranno per tre anni.

Anche in queste occasioni gli scout del Desenzano possono sperimentare direttamente la fraternità internazionale degli scout.

Occasionalmente, e per breve tempo, campeggiano anche scout belgi e inglesi; nel ‘90 si ferma il gruppo di giovani che, in visita in Italia e dal Papa, ha il compito di impostare la ricostituzione dello scautismo cecoslovacco.

Naturalmente anche gli scout italiani hanno modo di apprezzare la “Cuccagna”: oltre a qualche fine settimana si sono registrati due campi estivi di gruppi veronesi, un campo S. Giorgio di una sottozona di Brescia. Anche due gruppi del GEI (Giovani Esploratori Italiani, l’associazione scout laica) di Milano hanno soggiornato durante per dei campi di Pasqua.

Purtroppo, gli ultimi due anni il problema della scarsezza dell’acqua si è via via aggravato nonostante gli interventi fatti per risolvere la preoccupante situazione; nemmeno un capace serbatoio era più in grado di ovviare all’inconveniente.

Dopo approfondite consultazioni con esperti di legislazione si è arrivati alla conclusione che l’unica possibilità per sanare la questione era di realizzare un campeggio in piena regola, eventualità già ritenuta irrealizzabile in partenza.

Così nell’estate del ‘93 è terminata la bella storia della “Cuccagna”, il campo scout del Desenzano 1.

86-87: RICOSTRUIRE L’IDENTITA DEL GRUPPO

Il grande sviluppo degli anni precedenti non era stato indolore, da un Riparto maschile con piccolo Clan satellite si è passati ad un Gruppo completo di tutte le unità, maschili e femminili, ma questo aveva comportato la costituzione di una Comunità Capi troppo disomogenea per non dare luogo a problemi di convivenza e di modi diversi di intendere lo Scoutismo, di cui l’episodio del distacco degli Scout d’Europa era stata la manifestazione più vistosa.

Il nuovo capo Gruppo Pietro Girardi, da poco rientrato dopo il servizio militare, si trova pertanto a che fare con una Comunità (?) di Capi un po’ litigiosi e poco coordinati fra loro.

Qualche problema si risolve grazie allo spirito Scout che comunque anima tutti, solo in una occasione si arriva ad un abbandono un po’ aspro.

Alla fine dell’anno un nuovo Progetto Educativo riassume le idee e gli obiettivi comuni su cui impegnarci tutti, ed il campo estivo, che vede riunite nello stesso posto (in salita!) tutte e tre le branche, contribuisce non poco a rafforzarne lo spirito.

87-89: VIVERE AL DI SOPRA DELLE POSSIBILITA’

Mantenere in vita un Gruppo completo non è cosa da poco, in questi anni la carenza di capi costringe a fare i salti mortali per evitare di chiudere qualche unità, adottando soluzioni al limite della legalità (associativa naturalmente!).

Le donne scarseggiano ed alcuni degli uomini vanno sotto le armi o si trasferiscono.

Così il Branco dei lupetti viene gestito per un anno da un rover e da una mamma prima di dover chiudere.

Il Riparto femminile si fonde con quello maschile dando vita per un anno ad un Riparto misto, poi se ne stacca nuovamente per altri due anni, l’ultimo dei quali con una staff di capi tutti maschi, dopodiché anche esso capitola.

Per fortuna, come dimostrano il Rinascimento Italiano e quello Svizzero, che appunto non c’è stato, lo spirito e l’ingegno dell’uomo non sempre sono strettamente legati alla stabilità politica del momento storico, ed anche nel nostro caso l’attività con i ragazzi, che è quello che conta veramente, non ha poi sofferto troppo dei problemi amministrativi del Gruppo.

90-94: RICOMINCIARE CON PAZIENZA

E così ci ritroviamo ancora una volta con solo gli esploratori ed il Clan, ma il lavoro svolto negli anni precedenti non è andato perduto.

La Comunità Capi è molto unita ed affiatata, l’inserimento dei rover e delle scolte del Clan della Roccia prima e del Clan dell’Ulivo Azzurro poiché hanno “preso la Partenza” porta nuove forze ed entusiasmo, lo strumento per l’integrazione è ancora una volta l’elaborazione di un nuovo Progetto Educativo.

Il mantenimento in vita del Riparto femminile fino a quando è stato possibile, ha consentito di portare le ragazze più grandi in Clan/Fuoco (o quasi) e quindi a poter proseguire l’attività, con la possibilità di avere in seguito delle capo.

I risultati arrivano: dopo un anno di inattività Alberto Cittadini e Francesco Averoldi riaprono il Branco dei lupetti, dopo altri due anni questo si raddoppia: il Branco delle Acque Profonde a Desenzano, il Branco della Grande Rupe a Lonato, l’anno successivo entrambi i Branchi diventano misti, con Elena Tolettini e Serena Galvagni prime capo femminili provenienti dall’interno dei ranghi del Gruppo.

Certo anche in questo caso si è iniziato al contrario, partendo dalle bambine più piccole che poi non si sa dove mandare quando crescono e devono passare nel Riparto che non c’è, ma era l’unico modo di iniziare, e poi questa storia non dimostra che nei momenti difficili la Provvidenza trova sempre il modo di intervenire?

Il Riparto è sempre un po’ il cuore del Gruppo ed infatti al Campo Estivo c’è sempre un andirivieni dei capi delle altre unità che vengono: per dare una mano, per salutare, per la Totemizzazione, per la Cambusa, per partire verso escursioni nei dintorni, e con ogni altra scusa si possa trovare per respirare per qualche giorno l’aria del Campo, a testimonianza dell’ottimo clima di amicizia e di motivazione che anima la Comunità Capi.

A questo proposito è stato emblematico il campo del ‘92 in Val di Volano, quando praticamente tutti hanno contribuito ad innalzare, ammirare e (ahimè) abbattere Orione, il poderoso alzabandiera che celebrava degnamente il passaggio dello scettro, pardon, del testimone di capo Riparto a Damiano Scalvini da parte di Claudio Oliani, dopo 5 anni (record eguagliato) di grandi imprese di pionieristica, di sartoria (giacche a vento per tutto il Riparto!) e soprattutto di educazione dei ragazzi.

Ma il futuro del Gruppo si gioca in Clan/Fuoco, dopo Mauro Viani, Stefano Zani, Alberto Salvi e Marco Speranzini hanno il difficile compito di gestire ragazzi e ragazze da 17 a 21 anni senza l’aiuto di una capo femminile, cercando di far convivere il rispetto per la personalità dei ragazzi con la necessità di formare dei capi che possano consentire al Gruppo di continuare e di rinnovarsi.

E certamente in questi anni ciò avviene, anche grazie ad attività “forti” come le route, si pensi per esempio che nel ‘91 il Clan/Fuoco ed il Noviziato svolgono la loro Route Estiva rispettivamente in Corsica e sul lago, in canoa (frutto di autofinanziamento).

FRA PEPPONE E DON CAMILLO

Una citazione a parte meritano gli Assistenti Ecclesiastici di questi anni: Don Giorgio Tosi, Don Franco Bontempo, per 7 anni praticamente sempre presente alle attività del Riparto e della Comunità Capi, Don Mario Masina e Don Giampaolo Rizzotti, che sono riusciti ad essere vicini rispettivamente al Clan/Fuoco ed al Branco, partecipando ai campi, anche da Verona e da Roma.

Mestiere difficile il loro, fra capi (giustamente) gelosi della propria autonomia e parroci che “vedono” poco il risultato del loro impegno Scout in termini di “ritorno parrocchiale”.

MA DOVE È IL GRUPPO?

Desenzano, Lonato o Rivoltella? Dov’è questo Desenzano 1°! Quante sedi ha?
Il problema del legame con il territorio (Comune + Parrocchia) è una costante nella storia del Gruppo.

Al classico pendolo Desenzano-Lonato si aggiungono le 4 parrocchie in cui Desenzano è diviso, più Rivoltella, tralasciando che alcuni ragazzi e capi vengono da Padenghe (e Bedizzole, Carpenedolo, Manerba, Lugana, etc.).

Si trova un Assistente Ecclesiastico volenteroso ed una sede in una parrocchia e poi, quando il sacerdote viene trasferito, capita che il successore non abbia molto interesse per le attività Scout, oppure che la sede debba essere ristrutturata (di solito non andiamo propriamente in superattici), mentre nella parrocchia vicina è arrivato un nuovo curato che ci accoglierebbe a braccia aperte.

Per non parlare dei ragazzi: noi facciamo una “campagna di arruolamento” in un posto e non reclutiamo nessuno, mentre l’unico ragazzino che viene da una certa altra parrocchia, in un mese trascina dentro fratelli, sorelle, cugini, amici e tutta la classe.

Per ora sguazziamo felici fra Lonato, San Zeno a Desenzano e Rivoltella, con 4 sedi ufficiali più qualcuna ufficiosa, per il futuro … INSHALLAH!

95…

Alla guida del Gruppo arriva Francesco Averoldi, nel frattempo, oltre ad una nuova generazione di rovers e scolte “partiti” dal Clan. delle Pleiadi, sono entrate nella Comunità Capi altre persone: “vecchi Scout” (non esistono ex-Scout) del nostro Gruppo e del Brescia 6″, e giovani con esperienza di animazione parrocchiale.
Vecchi e nuovi capi, Scout e “visi pallidi”, devono ora amalgamarsi per valorizzare al meglio i talenti ed i carismi di ognuno e crescere così tutti … ma questo è l’inizio della storia dei prossimi 50 anni. Che si aprono comunque con i lupetti all’incontro nazionale con il Papa a Roma, con due esploratori, un rover ed un capo (questi ultimi come visitatori) al Jamboree in Olanda e con due passi oltre i 3000 metri di quota durante la “scarpinata” del Campo Estivo del Riparto.
Ci sono buoni auspici per il futuro, vero?

BUONA CACCIA DESENZANO 1°

Volpe Scaltra
Airone dalle Mille Maschere